Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

lunedì 11 gennaio 2016

La neve è alla montagna, l'inverno s'avvicina di Paolo Rolli

Pietro Rotari
La neve è alla montagna,
l'inverno s'avvicina;
bellissima Nerina,
che mai sarà di me?

I giorni brevi e rigidi,
le notti aspre e lunghissime,
come potrò mai vivere,
cara, lontan da te?

O la noiosa pioggia,
o l'aer freddo ingrato,
di gire al colle e al prato,
mio ben, t'impedirà:
e il mio desir che pàscesi
sol di tua vista amabile,
dove mirar solevati,
in van mi guiderà.

Quel faggio che tant'aria
co' verdi rami ingombra
e tanto suol con l'ombra,
le frondi perde già:
l'ore soavi e rapide
ch'ei ne coprí dal fervido
altissimo meriggio,
sol ne rammenterà.

La selva, oh ciel! la selva
che sí spesso ne accolse
quando per noi si svolse
bel tempo di piacer,
o dalle nevi carica
vedremo curva gemere,
o d'aquilone l'impeto
appena sostener.

Oh se la mia capanna
in qualche dì festoso
potesse dar riposo
al tuo leggiadro piè!
D'alghe tessuta e vimini
sia pur campestre e rustica;
non vi sarìa delizia
altra maggior per me.

Perché dal freddo acuto
non fossero toccate
tue membra dilicate
tutte spiranti amor,
potrei sul caldo cenere
aride legna ad ardere
con rami di giunipero
e piante d'altro odor.

M'accorsi ove sta un lepre
nel cespo d'una balza,
all'alito che s'alza
qual nebbia sul mattin:
so come vivo prenderlo
e ch'ami di serbartelo;
sì potess'io far cambio
del mio col suo destin.

Un candido capretto
che sugge latte ancora,
farò svenar allora
e cuocer tutto intier:
entro a schidon di frassino
sovra la brace a volgerlo
ci penserà Massilïo,
di capre condottier.

Angusta botte ho piena
di vino generoso,
amabile, odoroso,
e vo' forarla allor;
e di radice d'acero
ho due ben fatte ciotole,
che a nuova sete invitano
labbra già sazie ancor.

Ninfa o pastore ad esse
non appressò la bocca:
s'una la tua ne tocca,
la prima ella sarà:
dell'altra il dono accettane:
quell'una io vo' serbarmela,
né ad altri che a me proprio
i labbri bagnerà.

Soave condimento
daran la tua bellezza,
la grazie e la dolcezza,
a quanto io possa dar:
e i Numi allor, che gustano
in ciel l'ambrosia e il nettare,
il desco e il mio tugurio
potranno invidiar.
*
da LE RIME DEGLI ARCADI

1 commento:

Rose ha detto...

Ironica e maliziosetta. Eh, questi pastorelli arcadi tutti friccicarelli... ;)