Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

venerdì 31 agosto 2007

Il serpente che danza di Charles Baudelaire

Hodler
Spleen e ideale
IL SERPENTE CHE DANZA
Quanto mi piace, cara indolente, veder scintillare la

pelle del tuo splendido corpo come se fosse una
stoffa ondeggiante.
Sulla tua chioma profonda, dagli acri profumi, mare

odoroso e vagabondo, di flutti azzurri e bruni,
come un vascello che si sveglia al vento del mattino,

la mia anima sognante s'appresta a un cielo lontano.
I tuoi occhi, che nulla rivelano di dolce o d'amaro,

sono due gioielli in cui l'oro si unisce al ferro.
A vederti procedere ritmicamente, bella

d'abbandono, ti si direbbe un serpente che danza in
cima a un bastone.
Sotto il fardello della pigrizia il tuo capo di fanciulla si

dondola con la mollezza d'un giovane elefante.
E il tuo corpo si piega e s'allunga come una bella

nave che bordeggia e tuffa nell'acqua le sue
antenne.
Quale flutto ingrossato dallo sciogliersi di ghiacciai

grondanti, quando l'acqua della tua bocca risale ai
tuoi denti,
mi pare di bere un vino di Boemia amaro e vittorioso,

un cielo liquido che semina di stelle il mio cuore!

giovedì 30 agosto 2007

Gong di Carlo Bordini

Marsal
gong
Strano che io sia un bam-
bino capriccio-
so che protesta per-
ché la mamma
non gli dà una mela.
Ho quarant'
anni e tu ne hai molti,
molti
meno di me...
dici che so-
no più
piccolo di te,
è vero, ma è stra-
no,
tu sei la mia mamma,
io ti voglio bene,
so che non mi lascerai
mai,
non an-
dare con gli
uomini cat-
tivi,
mamma
io n
on
voglio
io
v
o
glio
che
tu
re
sti
se
mpre
c
on
m
e
m
a
m
m
a
mamma
mamma

mercoledì 29 agosto 2007

Fresca rosa novella di Guido Cavalcanti

Luc Olivier Merson
Ballata stravagante
Fresca rosa novella,
piacente primavera,
per prata e per rivera
gaiamente cantando,
vostro fin presio mando - a la verdura.

Lo vostro presio fino
in gio' si rinovelli
da grandi e da zitelli
per ciascuno camino;
e cantin[n]e gli auselli
ciascuno in suo latino
da sera e da matino
su li verdi arbuscelli.
Tutto lo mondo canti,

po' che lo tempo vène,
sì come si convene,
vostr'altezza presiata:
ché siete angelicata - crïatura.

Angelica sembranza
in voi, donna, riposa:
Dio, quanto aventurosa
fue la mia disïanza!
Vostra cera gioiosa,
poi che passa e avanza
natura e costumanza,
ben è mirabil cosa.
Fra lor le donne dea
vi chiaman, come sète;
tanto adorna parete,
ch'eo non saccio contare;
e chi poria pensare - oltra natura?

Oltra natura umana
vostra fina piasenza
fece Dio, per essenza
che voi foste sovrana:
Per che vostra parvenza
ver' me non sia luntana;
or non mi sia villana
la dolce provedenza!
E se vi pare oltraggio
ch' ad amarvi sia dato,
non sia da voi blasmato:
ché solo Amor mi sforza,
contra cui non val forza - né misura.

martedì 28 agosto 2007

Il re di Thule di J.W.Goethe

(Nella foresta di Arden/Collier)
Un re in Thule c'era
fedele fino alla tomba,
morendo la sua bella
gli diede un'aurea coppa.
Nulla gli era più caro,
nei banchetti ci beveva ogni volta,
spuntava nei suoi occhi il pianto,
se beveva da questa coppa.
Enumerò, la morte era prossima,
le città e i domini che aveva,
lasciò agli eredi ogni cosa,
ma la coppa insieme non c'era.
Sedeva, in mezzo a tanti
cavalieri, al banchetto regale,
nell'eccelsa sala degli avi,
là, nel castello sul mare.
Qui il vecchio bevitore bevve
della vita l'ultimo ardore,
e gettò la coppa sacra
giù in mezzo alle onde.
La vide cadere, riempirsi,
sparire nel mare più profondo.
Gli occhi gli si spensero
e lui non vi bevve più un sorso.

lunedì 27 agosto 2007

Pobre Flor di Manuel Acuna

George Owen Wynne Apperley
-¿Por qué te Miro así tan abatida,
pobre Flor?
¿En dónde están las galas de tu Vida
y el color?
Díme, ¿por qué tan triste te consumes,
Dulce bien?
¿Quién?, ¡el delirio devorant y loco
de un amor,
Que me fue consumiendo poco
a postcode dolor!
Porque amando con toda la ternura
de la fe
a mí no quieres amarme la criatura
Que yo amé
Y por eso sin galas me marchita
triste aquí,
siempre llorando en mi dolor maldito,
¡Siempre así!
¡Habló la Flor!...
Yo gemí... era igual a la memoria
de mi amor.
Cabrío, febrero de 1969

domenica 26 agosto 2007

Marizibill di Guillaume Apollinaire

Pablo Picasso
A Colonia in Strada Alta
Andava e veniva di sera
Graziosa e disponibile
Poi stanca del marciapiede beveva
A tarda notte in losche birrerie
Rasentava la malora
Per un magnaccia rosso e rosa
Era un ebreo sapeva d'aglio
E l'aveva venendo da Formosa
Strappata a un bordello di Shangai
Conosco gente di ogni sorta
Non eguagliano i loro destini
Indecisi come foglie morte
I loro occhi sono fuochi mal spenti
I cuori muovono come le loro porte.

sabato 25 agosto 2007

Donna di Umberto Saba

Quand'eri
giovinetta pungevi
come una mora di macchia. Anche il piede
t'era un'arma, o selvaggia.
Eri difficile a prendere.
Ancora
giovane, ancora
sei bella. I segni
degli anni, quelli del dolore, legano
l'anime nostre, una ne fanno. E dietro
i capelli nerissimi che avvolgo
alle mie dita, più non temo il piccolo
bianco puntuto orecchio demoniaco.
(la bagnante è di Moulin)

venerdì 24 agosto 2007

Le cose che ho imparato nella vita di Paulo Coelho

Poynter/Ore serene/detail
"Le cose che ho imparato nella vita"
Ecco alcune delle cose che ho imparato nella vita:
-Che non importa quanto sia buona una persona, ogni tanto ti ferirà. E per questo, bisognerà che tu la perdoni.
-Che ci vogliono anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla.
-Che non dobbiamo cambiare amici, se comprendiamo che gli amici cambiano.
-Che le circostanze e l'ambiente hanno influenza su di noi, ma noi siamo responsabili di noi stessi.
-Che, o sarai tu a controllare i tuoi atti, o essi controlleranno te.
-Ho imparato che gli eroi sono persone che hanno fatto ciò che era necessario fare, affrontandone le conseguenze.
-Che la pazienza richiede molta pratica.
-Che ci sono persone che ci amano, ma che semplicemente non sanno come dimostrarlo.
-Che a volte, la persona che tu pensi ti sferrerà il colpo mortale quando cadrai, è invece una di quelle poche che ti aiuteranno a rialzarti.
-Che solo perché qualcuno non ti ama come tu vorresti, non significa che non ti ami con tutto se stesso.
-Che non si deve mai dire a un bambino che i sogni sono sciocchezze: sarebbe una tragedia se lo credesse.
-Che non sempre è sufficiente essere perdonato da qualcuno. Nella maggior parte dei casi sei tu a dover perdonare te stesso.
-Che non importa in quanti pezzi il tuo cuore si è spezzato; il mondo non si ferma, aspettando che tu lo ripari.
-Forse Dio vuole che incontriamo un po' di gente sbagliata prima di incontrare quella giusta, così quando finalmente la incontriamo, sapremo come essere riconoscenti per quel regalo.
-Quando la porta della felicità si chiude, un'altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi.
-La miglior specie d'amico è quel tipo con cui puoi stare seduto in un portico e camminarci insieme, senza dire una parola, e quando vai via senti che è come se fosse stata la miglior conversazione mai avuta.
-È vero che non conosciamo ciò che abbiamo prima di perderlo, ma è anche vero che non sappiamo ciò che ci è mancato prima che arrivi.
-Ci vuole solo un minuto per offendere qualcuno, un'ora per piacergli, e un giorno per amarlo, ma ci vuole una vita per dimenticarlo.
-Non cercare le apparenze, possono ingannare.
-Non cercare la salute, anche quella può affievolirsi.
-Cerca qualcuno che ti faccia sorridere perché ci vuole solo un sorriso per far sembrare brillante una giornataccia.
-Trova quello che fa sorridere il tuo cuore.
-Ci sono momenti nella vita in cui qualcuno ti manca così tanto che vorresti proprio tirarlo fuori dai tuoi sogni per abbracciarlo davvero!
-Sogna ciò che ti va; vai dove vuoi; sii ciò che vuoi essere, perché hai solo una vita e una possibilità di fare le cose che vuoi fare.
-Puoi avere abbastanza felicità da renderti dolce, difficoltà a sufficienza da renderti forte, dolore abbastanza da renderti umano, speranza sufficiente a renderti felice.
-Mettiti sempre nei panni degli altri. Se ti senti stretto, probabilmente anche loro si sentono così.
-Le più felici delle persone, non necessariamente hanno il meglio di ogni cosa; soltanto traggono il meglio da ogni cosa che capita sul loro cammino.
-L'amore comincia con un sorriso, cresce con un bacio e finisce con un the.
-Il miglior futuro è basato sul passato dimenticato, non puoi andare bene nella vita prima di lasciare andare i tuoi fallimenti passati e tuoi dolori.
-Quando sei nato, stavi piangendo e tutti intorno a te sorridevano. Vivi la tua vita in modo che quando morirai, tu sia l'unico che sorride e ognuno intorno a te piange.

Istanti di Jorge Luis Borges

(Viva la vida di Frida Kahlo)
Se io potessi vivere un'altra volta la mia vita
nella prossima cercherei di fare più errori
non cercherei di essere tanto perfetto,
mi negherei di più,
sarei meno serio di quanto sono stato,
difatti prenderei pochissime cose sul serio.
Sarei meno igienico,
correrei più rischi,
farei più viaggi,
guarderei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei più fiumi,
andrei in posti dove mai sono andato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali e meno immaginari.
Io sono stato una di quelle persone che ha vissuto sensatamente
e precisamente ogni minuto della sua vita;
certo che ho avuto momenti di gioia
ma se potessi tornare indietro cercherei di avere soltanto buoni momenti.
Nel caso non lo sappiate, di quello è fatta la vita,
solo di momenti, non ti perdere l'oggi.
Io ero uno di quelli che mai andava in nessun posto senza un termometro,
una borsa d'acqua calda, un ombrello e un paracadute;
se potessi vivere di nuovo comincerei ad andare scalzo all'inizio della primavera
e continuerei così fino alla fine dell'autunno.
Farei più giri nella carrozzella,
guarderei più albe e giocherei di più con i bambini,
se avessi un'altra volta la vita davanti.
Ma guardate, ho 85 anni e so che sto morendo.

giovedì 23 agosto 2007

La collina di Edgar Lee Masters

La collina
Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley,
il debole di volontà, il forte di braccia,
il buffone, il beone, il rissoso?
Tutti, tutti, dormono sulla collina.
Uno morì con una febbre,
uno fu arso in una miniera,
uno fu ucciso in una zuffa,
uno morì in una prigione,
uno cadde da un ponte lavorando per moglie e figli -
Tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.
Dove sono Ella, Kate, Lizzie e Edith,
il tenero cuore, l'anima semplice, la rumorosa,
l'orgogliosa, la felice?
Tutte, tutte, dormono sulla collina.
Una morì di un parto vergognoso,
una d'un amore contrastato,
una per mano di un bruto in un bordello,
una d'orgoglio spezzato inseguendo il desiderio del cuore,
una dopo una vita nelle lontane Londra e Parigi
fu riportata al suo angusto spazio vicino a Ella a Kate e a Mag.
Tutte, tutte dormono, dormono, dormono sulla collina.
Dove sono zio Isaac e zia Emily,
e il vecchio Towny Kincaid e Sevigne Houghton,
e il Maggiore Walker che aveva parlato
con uomini venerabili della rivoluzione? -
Tutti, tutti, dormono sulla collina.
Li riportarono figli morti dalla guerra,
e figlie che la vita aveva schiacciato,
e i loro orfani, in pianto -
Tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.
Dov'è il vecchio violinista Jones
che giocò con la vita per tutti i novant'anni,
sfidando il nevischio a petto nudo,
bevendo, chiassando, non pensando né a moglie né a famiglia,
né all'oro, né all'amore, né al Cielo?
Eccolo Ciancia di pesce fritto di tanto tempo fa,
delle corse di cavalli di tanto tempo fa al Boschetto di Clary,
di quel che Abe Lincoln disse
una volta a Springfield.
(Dall'Antologia di Spoon River)
dipinto di Marshall

mercoledì 22 agosto 2007

La casa del folle di Cristina Annino

Edward Robert Hughes* Oh, What's That in the Hollow ? (1895)
LA CASA DEL FOLLE
Entro piano nella casa del folle;
non apro le persiane, non tolgo la polvere.
Arrivo alla sua camera che ancora dorme
nel mattino troppa aria per occhi
di dolente marrone pallido. Guardo
la nuca rigida e il corpo che non sente
neppure il pigiama.
Mi siedo accanto e gli porto l'asfalto
ripulendolo dal rumore, dall'odore del mese,
dal peso della gente.
Cerco di non affollarlo di niente;
il suo corpo vuoto è una stanza: sogni
vi soffiano dentro bolle di vecchio dolore.
La ragione cos'è? Arrivo qui e mi stendo
al piede del suo letto coma a una pianta
ed entra dentro di me, dal folle, quasi
fune elettrica, una bianca, stanca,
atroce vitalità.

martedì 21 agosto 2007

Non t'amo come se fossi rosa di sale di Pablo Neruda

XVII sonetto
Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t'amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l'ombra e l'anima.
T'amo come la pianta che non fiorisce e reca

dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.
T'amo senza sapere come, né quando, né da dove,

t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti
che così, in questo modo in cui non sono e non sei,

così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.
da Cento sonetti d'amore

(dipinto di Zorn)

lunedì 20 agosto 2007

Quasi un madrigale di Salvatore Quasimodo

Il girasole piega a occidente
e già precipita il giorno nel suo
occhio in rovina e l'aria dell'estate
s'addensa e già curva le foglie e il fumo
dei cantieri. S'allontana con scorrere
secco di nubi e stridere di fulmini
quest'ultimo gioco del cielo. Ancora,
e da anni, cara, ci ferma il mutarsi
degli alberi stretti dentro la cerchia
dei Navigli. Ma è sempre il nostro giorno
e sempre quel sole che se ne va
con il filo del suo raggio affettuoso.
Non ho più ricordi, non voglio ricordare;
la memoria risale dalla morte,
la vita è senza fine. Ogni giorno
è nostro. Uno si fermerà per sempre,
e tu con me, quando ci sembri tardi.
Qui sull'argine del canale, i piedi
in altalena, come di fanciulli,
guardiamo l'acqua, i primi rami dentro
il suo colore verde che s'oscura.
E l'uomo che in silenzio s'avvicina
non nasconde un coltello fra le mani,
ma un fiore di geranio.
(dipinto di Carl Larsson)

La speranza sul torrente notturno (Canti orfici) di Dino Campana

Delphin Enjorlas
La sera fumosa d'estate
Dall'alta invetriata mesce chiarori nell'ombra
E mi lascia nel cuore un suggello ardente.
Ma chi ha (sul terrazzo sul fiume si accende una lampada) chi ha
A la Madonnina del Ponte chi è chi è che ha acceso la
lampada? - c'è
Nella stanza un odor di putredine: c'è
Nella stanza una piaga rossa languente.
Le stelle sono bottoni di madreperla e la sera si veste di velluto:
E tremola la sera fatua: è fatua la sera e tremola ma c'è
Nel cuore della sera c'è,
Sempre una piaga rossa languente.

domenica 19 agosto 2007

Memento di Federico Garcia Lorca

Louis Vandievort/Funerale merovingio
Quando io morirò,
seppellitemi con la mia chitarra
sotto la sabbia.
Quando io morirò
tra gli aranci
e la menta.
Quando io morirò,
seppellitemi, vi prego,
in una banderuola.
Quando io morirò!

sabato 18 agosto 2007

Gabbiani di Vincenzo Cardarelli

Stevens/Chiaro di luna sul mare
Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.

venerdì 17 agosto 2007

A Tina Modotti di Pablo Neruda

« Tina Modotti hermana
no duermes no, no duermes
talvez tu corazon
oye crecer la rosa
de ayer la ultima rosa
de ayer la nueva osa
descansa dulcemente hermana
Puro es tu dulce nombre
pure es tu fragil vida
de abeja sombra fuego
nieve silencio espuma
de acero linea polen
se construyo tu ferrea
tu delgada estructura »
(Pablo Neruda, epitaffio dedicato a Tina Modotti)
(Tina Modotti fotografata da Edward Weston 1923)

giovedì 16 agosto 2007

Strategia 3° e ultima parte di Carlo Bordini

Flandrin*Polites son of Priam
In realtà ha rifiutato di ricevermi
Mi consiglia l'allenatore:
"così non va. All'inizío an-
davi meglio. Tu ogni tanto le
devi chiedere se ti ama, così
si sbilancia". Dico non si sbi-
lancia. Dice che mi ama. "Ma
allora perché non glielo chiedi
più?". Dico le sto dando corda.
Dico la lavoro ai fianchi. Già
è più lenta sulle gambe. Non
si allontana più così rapida-
mente quando mi avvicino. Dice
"sei sicuro? E', veramente per
questo
che lo fai?"
dico sì ho studiato la tattica.
Mi guarda e dice. "Per me hai
paura". Dico: Sì ho paura. Ma
si vede?
Dice "per fortuna quella ha più fifa di te".
si allontana. Odio la
sicumera di questi allenatori.
Ma avrà paura veramente?
ho ricominciato ad allenarmi
con gli sparring-partners.
Ce n'è qualcuno che mi piace.
Uno soprattutto, è bionda.
dicono che il match
ha fatto bene a tutti e due.
dicono che siamo due ottimi
combattenti.
Così dicono i giornali.
Noi invece sappiamo perché:
ci siamo stancati di
combattere.
Mi impongo di aspettarti
Fingo di non attaccare.
La notte,
scrivo poesie.
Certo non sarebbe male un viaggetto
abbandonare il match
fare la valigie e partire
ridendosene degli spettatori.
Ma sapremo dimenticare i pugni
che ci siamo dati? 0 lo ricorderemo
come un gioco? O ci odieremo?
(noi, odiarci... Ah Ah).

mercoledì 15 agosto 2007

Filastrocca di Ferragosto di Gianni Rodari

Filastrocca vola e va
dal bambino rimasto in città.
Chi va al mare ha vita serena
e fa i castelli con la rena,
chi va ai monti fa le scalate
e prende la doccia alle cascate...
E chi quattrini non ne ha?
Solo solo resta in città:
si sdraia al sole sul marciapiede,
se non c'è un vigile che lo vede,

e i suoi battelli sottomarini
fanno vela nei tombini.
Quando divento Presidente
faccio un decreto a tutta la gente;
«Ordinanza numero uno:
in città non resta nessuno;
ordinanza che viene poi,
tutti al mare, paghiamo noi,
inoltre le Alpi e gli Appennini
sono donati a tutti i bambini.
Chi non rispetta il decretato
va in prigione difilato».
Gianni Rodari

(dipinto di Mucha/Summer)

La primavera di Giuseppe Parini

LA PRIMAVERA
La vaga Primavera
Ecco che a noi sen viene;
E sparge le serene
Aure di molli odori.
L'erbe novelle e i fiori
Ornano il colle e il prato.
Torna a veder l'amato
Nido la rondinella.
E torna la sorella
Di lei ai pianti gravi
E tornano ai soavi
Baci le tortorelle.
Escon le pecorelle
Del lor soggiorno odioso;
E cercan l'odoroso
Timo di balza in balza.
La pastorella scalza
Ne vien con esse a paro;
Ne vien cantando il caro
Nome del suo pastore.
Ed ei, seguendo Amore,
Volge ove il canto sente;
E coglie la innocente
Ninfa sul fresco rio.
Oggi del suo desio
Amore infiamma il mondo:
Amore il suo giocondo
Senso a le cose inspira.
Sola il dolor non mira
Clori del suo fedele:
E sol quella crudele
Anima non sospira.
(Stewart/Quieto giorno sulla Senna)

martedì 14 agosto 2007

Strategia parte 2° di Carlo Bordini

John Swan*Orpheus
..... guardavo la tua faccia dall'angolo
era sempre più tumefatta.
E pensavo: "ma se non ti ho colpita io,
chi ti ha colpita?"
poi disse
il giudice:
"avete perso"
Ma tu ed io abbiamo detto insieme:
"lei giudice è truccato,
abbiamo vinto".
Ne nacque una disputa,
abbiamo chiesto un nuovo incontro.
Ci eravamo abbracciati
per non toccarci.
io ti tenevo tra le braccia e pensavo:
finché siamo così non possiamo colpirci
allora ho scelto di girarti intorno,
e tu giravi, ed
io giravo,
facevamo delle finte.
ci siamo rivisti dopo il match,
o forse nell'intervallo
tra due rivincite.
Tu eri all'ospedale, io
ti sono venuta a trovare
con la mascella fracassata.
Ci siamo parlati come vecchi
amici,
poi tu hai accennato a una finta
dicendo: "para questo".
Ho farfugliato:
"la settimana prossima
ricomincio ad allenarmi".
ho cercato di imparare la tua tattica,
ma mi sono accorto
che sono un po' lento nelle schivate.
d'amore
all'inizio ho tentato il colpo risolutore,
ero un po' lento e fuori fase.
Credevo quasi di avercela fatta
poi tu mi hai abbracciato
e hai digrignato: "ti amo!".
Ho abbassato le braccia
già mi giravi intorno.
Mi sono rimesso in caccia
avevi già assorbito il colpo.
beccati queste poesie,
sono un cartello di sfida
per il prossimo campionato mondiale.
l'allenatore mi guardava preoccupato.
diceva, non puoi
farcela, risparmiati.
poi mi sono fermato per vedere
cosa facevi.
non facevi niente.
mi sono fermato anch'io.
ti ho colpita.
Ti sei piegata indietro e hai
assorbito il colpo.
mi ha detto l'allenatore nell'angolo:
ha una maledetta resistenza ma
non può buttarti giù.
"Dici di no?", dico.
"No, ha il pugno troppo
leggero". E' vero. Ma
è un mese che non dormo!
"Non vedi che faccia ha?"
mi ha sussurrato. "Dalle corda".
Ma se ansimo già a metà round!
tutti quei colpi leggeri
stordiscono. Provo a non
telefonarti. Allora tele-
foni tu. Dici che sono
meraviglioso. Provo a
carezzarti.
ormai non ho più paura del k.o.
mi fanno male le braccia, ma
a te
fanno male le gambe.
"senti, gli dico
un momento nell'angolo,
ma è sicuro che il match
è ancora valido? Guarda, si
è rivestita e sta per andarsene!"
"E' una finta, mi dice. Aspetta
che te ne vai anche tu,
così poi ritorna".
ma se ansimo a metà round!
gli dico. Cretino, mi
risponde, ma non vedi
che fai tutto tu? Smettila
di correrle dietro. E
allora che faccio? Lei non
attacca! Fermati. Mi sono
fermato. Allora
mi ha telefonato e mi ha detto:
"volevo mandarti un bacio,
ma c'era troppa gente".
dico all'allenatore.
"senti, ma chi la vince
questa partita?"
Mi ha guardato e ha detto:
"senti, siete pagati
per combattere fino all'
esaurimento. Non vedi che
anche l'arbitro se n'è andato?
Non ha importanza chi vince."
"E il pubblico?"
"Ti importa del pubblico?"
"No"
"E allora guadagnati la borsa".
"Senti, ma io non la odio più,
e neanche lei mi odia! "
"Perché, dice, vi siete mai
odiati? Non è questo che
conta".
"E allora che conta?"
provo a dirti che ti amo,
ma il colpo parte lento,
lo schivi sorridendomi,
mi parli di te. Faccio fin-
ta di niente, poi provo a
baciarti. Mi baci. Round pari.
Si riprende dopo il week-end.
Mi alleno allo specchio.
dico all'allenatore:
"senti, ma non si può finire 'sto match?"
dice:
"quando vuoi puoi fare le valige e andartene".
i giornali parlano male di me.
dicono che non mi alleno abbastanza.
dicono che lei è più brillante.
ma nessuno accenna alla possibilità
di vittoria di qualcuno.
dico, "sinceramente sono
stanco. Non mi importa di
vincere. mi sono anche dimen-
ticato qual'è la vincita".
dice: "Siete voi due la vin-
cita". "Noi due?".
i giornali hanno annunciato
che intendo abbandonare il match.
ho scritto una lettera furibonda:
"non è vero!" Lei rilascia intervi-
ste: "Non potrà avermi. Sono trop-
po veloce per lui".
Ho tentato un abboccamento,
sono andato a trovarla
in albergo e le ho detto:
"non potremmo accordarci per
un match pari?". Mi ha rispo-
sto: "Ma il match è già pari.
"Ma allora chi vinceee???!!" ....continua

lunedì 13 agosto 2007

Strategia parte 1° di Carlo Bordini

Emmanuel Diedonnè
Hai sempre colpito di rimessa,
mentre io mi avvicinavo.
mi invitavi,
con la guardia abbassata,
ora sono stanco
di essere colpito.
Ma perché ti irrigidivi
di fronte a un mio bacio
a una mia carezza,
e poi mi dicevi:
non ti sei mai scoperta
con me,
aspettavi la proposta giusta.
abbiamo combattuto molti rounds,
alla fine entrambi ansanti ci guardavamo
e ci ributtavamo nella mischia
Cercavamo la strategia giusta,
avvolti in mille ghirigori,
piani di battaglie mai attuate
una serie di finte
poi il giudice ha gridato:
"Break!"...........continua

domenica 12 agosto 2007

Intorn' ad una fonte di Giovanni Boccaccio

Hale*Tre principesse
Intorn'ad una fonte, in un pratello
di verdi erbette pieno e di bei fiori,
sedean tre angiolette, i loro amori
forse narrando, ed a ciascuna 'l bello
viso adombrava un verde ramicello
ch'i capei d'or cingea, al qual di fuori
e dentro insieme i dua vaghi colori
avvolgeva un suave venticello.
E dopo alquanto l'una alle due disse
(com'io udi'): "Deh, se per avventura
di ciascuna l'amante or qui venisse,
fuggiremo noi quinci per paura?".
A cui le due risposer: "Chi fuggisse,
poco savia saria, con tal ventura!".

sabato 11 agosto 2007

Calura di Gian Gabriele Benedetti

Drummond*Blossoms
CALURA
Sudano sopiti i tetti

prigionieri di luce opaca.
Una fontana
centellina gocce fiacche
per la piazza rovente.
Si affacciano alla via stupita
persiane serrate
per solitudini mute.
Dall'ansia
di fronde assetate
crepita la monotonia
di cicale petulanti.
Si velano tremule immagini all'occhio stanco
sulla tavolozza impallidita.
Spento è il cielo
in assenza di voli.
Mondo di specchi assurdi,
dissimulato, vuoto, lunare,
soffocato, ansimante...
Covo di fate morgane
divelte dal reale mi trovi assorto
nel respiro affannoso,
avvinghiato a poligoni di ombre,
chiuso nel guscio di pensieri solitari,
in pausa pesante,
senza il ritmo
di sintonie amiche
al di là
del muro
di spine
che sfida
la calura prepotente.

venerdì 10 agosto 2007

10 agosto di Giovanni Pascoli

X Agosto- da Myricae
San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:

l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena de’ suoi rondinini.
Ora è là come in croce, che tende

quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:

l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido
portava due bambole in dono...
Ora là, nella casa romita,

lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano
E tu, Cielo, dall’alto dei mondi

sereni, infinito, immortale,
Oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!
(Hicks/La moglie de fattore)

La cavallina storna di Giovanni Pascoli

Nella Torre il silenzio era già alto.
Sussurravano i pioppi del Rio Salto.
I cavalli normanni alle lor poste
frangean la biada con rumor di croste.
Là in fondo la cavalla era, selvaggia,
nata tra i pini su la salsa spiaggia;
che nelle froge avea del mar gli spruzzi
ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi.
Con su la greppia un gomito, da essa
era mia madre; e le dicea sommessa:
"O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
tu capivi il suo cenno ed il suo detto!
Egli ha lasciato un figlio giovinetto;
il primo d'otto tra miei figli e figlie;
e la sua mano non toccò mai briglie.
Tu che ti senti ai fianchi l'uragano,
tu dài retta alla sua piccola mano.
Tu ch'hai nel cuore la marina brulla,
tu dài retta alla sua voce fanciulla".
La cavalla volgea la scarna testa
verso mia madre, che dicea più mesta:
"O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
lo so, lo so, che tu l'amavi forte!
Con lui c'eri tu sola e la sua morte.
O nata in selve tra l'ondate e il vento,
tu tenesti nel cuore il tuo spavento;
sentendo lasso nella bocca il morso,
nel cuor veloce tu premesti il corso:
adagio seguitasti la tua via,
perché facesse in pace l'agonia..."
La scarna lunga testa era daccanto
al dolce viso di mia madre in pianto.
"O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
oh! due parole egli dové pur dire!
E tu capisci, ma non sai ridire.
Tu con le briglie sciolte tra le zampe,
con dentro gli occhi il fuoco delle vampe,
con negli orecchi l'eco degli scoppi,
seguitasti la via tra gli alti pioppi:
lo riportavi tra il morir del sole,
perché udissimo noi le sue parole".
Stava attenta la lunga testa fiera.
Mia madre l'abbracciò su la criniera
"O cavallina, cavallina storna,
portavi a casa sua chi non ritorna!
a me, chi non ritornerà più mai!
Tu fosti buona... Ma parlar non sai!
Tu non sai, poverina; altri non osa.
Oh! ma tu devi dirmi una una cosa!
Tu l'hai veduto l'uomo che l'uccise:
esso t'è qui nelle pupille fise.
Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome.
E tu fa cenno. Dio t'insegni, come".
Ora, i cavalli non frangean la biada:
dormian sognando il bianco della strada.
La paglia non battean con l'unghie vuote:
dormian sognando il rullo delle ruote.
Mia madre alzò nel gran silenzio un dito:
disse un nome... Sonò alto un nitrito.
(dipinto/Pelizza da Volpedo/Amorosa)

giovedì 9 agosto 2007

Congedo di Guido Gozzano

Hughes
Poesie sparse
Congedo
Anche te, cara, che non salutai
di qui saluto, ultima. Coraggio!
Viaggio per fuggire altro viaggio.
In alto, in alto i cuori. E tu ben sai.
In alto, in alto i cuori. I marinai
cantano leni, ride l'equipaggio;
l'aroma dell'Atlantico selvaggio
mi guarirà, mi guarirà, vedrai.
Di qui, fra cielo e mare, o Benedetta,
io ti chiedo perdono nel tuo nome
se non cercai parole alla tua pena,
se il collo liberai da quella stretta
spezzando il cerchio della braccia,
come si spezza a viva forza una catena.
Io penso talvolta che vita,

che vita sarebbe la mia,
se già la Signora vestita di nulla
non fosse per via.
Io penso talvolta...

mercoledì 8 agosto 2007

Ritornerai di Bruno Lauzi

Elizabeth Sonrel*Queen of summer
Ritornerai
lo so ritornerai
e quando tu
sarai con me
ritroverai
tutte le cose che
tu non volevi
vedere intorno a te
e scoprirai
che nulla e' cambiato
che sono restato
l'illuso di sempre
E riderai
quel giorno riderai
ma non potrai
lasciarmi piu'
ti senti sola
con la tua liberta'
ed e' per questo che tu
ritornerai, ritornerai...
ti senti sola
con la tua liberta'
ed e' per questo che tu
ritornerai, ritornerai
ritornerai, ritornerai...

martedì 7 agosto 2007

L'uomo e il mare di Charles Baudelaire

Draper/Ulysses
SPLEEN E IDEALE
L'UOMO E IL MAREUomo libero, sempre tu amerai il mare!
Il mare è il tuo specchio; tu miri,
nello svolgersi infinito delle sue
onde, la tua anima. Il tuo spirito non è abisso meno
amaro.
Ti compiaci a tuffarti entro la tua propria immagine;

tu l'abbracci con gli occhi e con le braccia, e il tuo
cuore si distrae alle volte dal suo battito al rumore di
questo lamento indomabile e selvaggio.
Siete entrambi a un tempo tenebrosi e discreti:

uomo, nessuno ha mai misurato la profondità dei
tuoi abissi; mare, nessuno conosce le tue ricchezze
segrete, tanto siete gelosi di conservare il vostro
mistero.
E tuttavia sono innumerevoli secoli che vi

combattete senza pietà né rimorsi, talmente amate la
carneficina e la morte, eterni lottatori, fratelli.

lunedì 6 agosto 2007

Amore di Armida

Aristide Maillol
Amore17/07/00
Io conto le ore
tu i giorni
insieme, contiamo i minuti
in un gioco d'amore.
Come un gatto selvatico
io cammino solo
mai invidiando gli altri,
sempre pensando a te
Mi cibo di sogni
e di incertezze
preoccupandomi per te,
tralasciando me stesso.
Scavando nella pietra
della mia anima
cerco la speranza
la voglia di credere
Io non riesco,
ma voglio credere.
dopo tanto tempo solo
ho voglia d'amore.
D'errori ne ho fatti tanti,
di cuori ne ho infranti forse di più
ma con te
è diverso (spero).
La felicità
una nuvola irraggiungibile
sali in alto per prenderla e poi
precipiti.
NO! Non è possibile,
non posso torturarmi così
Basta!
Non è giusto
E allora, ti vengo incontro
Rischio, voglio rischiare!
Cos'ho da perdere?
Nulla!
La mia anima è un baratro di solitudine
che forse tu potrai riempire
E allora
E allora
Dal giardino di Dio
rubo un mazzo di fiori
bagnati di primavera
grondanti di vita.
Ne ho il diritto anch'io!
Voglio Sognare!
Voglio Amare!!
Voglio Vivere!!!

domenica 5 agosto 2007

Annie di Guillaume Apollinaire

Louis Marie de Schryver 
Annie
Sulla costa del Texas
Tra Mobile e Galveston c'è
Un grande giardino pieno zeppo di rose
Contiene anche una villa
Che è una grande rosa
Una donna passeggia spesso
Nel giardino sola sola
E quando io passo sulla strada fiancheggiata dai tigli
Ci guardiamo
Poiché quella donna è mennonita
I suoi roseti e i suoi vestiti non hanno bottoni
Due ne mancano alla mia giacca
La signora ed io seguiamo quasi lo stesso rito.

sabato 4 agosto 2007

Filosofia dell' amore di Percy Bysshe Shelley

Filosofia dell'amore
Le fonti si confondono col fiume
i fiumi con l'Oceano
i venti del Cielo sempre
in dolci moti si uniscono
niente al mondo e' celibe
e tutto per divina legge
in una forza si incontra e si confonde.
Perche' non io con te ?
Vedi che le montagne baciano l'alto
del Cielo, e che le onde una per una
si abbracciano. Nessun fiore-sorella
vivrebbe piu' ritroso verso il fratello-fiore.
E il chiarore del sole abbraccia la terra
e i raggi della luna baciano il mare.
Per che cosa tutto questo lavoro tenero
se tu non vuoi baciarmi ?
Trad. G.Conte
(Iris è di Rheam)

venerdì 3 agosto 2007

I solchi dell'orzo di Robert Burns

Charles C. Curran
Una notte d'agosto,
quando son belli i solchi del grano,
alla luce limpida della luna,
me ne andai da Annie:
il tempo volò - non ce ne accorgemmo! -
finché tra il tardi e il presto,
senza farsi pregar troppo, acconsentì
d'accompagnarmi in mezzo all'orzo.
Il cielo era azzurro, il vento tranquillo,
chiara la luna brillava;
l'adagiai di voglia assai buona
fra i solchi dell'orzo;
sapevo che il suo cuore era mio;
l'amai del tutto sincero;
la baciai e ribaciai
fra i solchi dell'orzo.
La serrai nel mio abbraccio amoroso;
il cuor le batteva ben forte;
benedetto quel luogo felice
fra i solchi dell'orzo!
Ma per la luna e le stelle lucenti,
che in quell'ora brillaron sì chiare,
ella sempre benedirà quella notte felice
trascorsa fra i solchi dell'orzo.
Sono stato gaio con amici cari;
son stato allegro bevendo;
son stato contento accumulando ricchezze,
son stato felice pensando:
ma tutti i piaceri che ho provati,
sebbene raddoppiati tre volte,
tutti li valse quella notte felice
trascorsa fra i solchi dell'orzo.
Solchi di grano e solchi d'orzo
e solchi di grano son belli:
mai scorderò quella notte felice
trascorsa fra i solchi con Annie.

giovedì 2 agosto 2007

Tre donne intorno al cor...di Dante Alighieri

Burne Jones*Le tre Grazie
Tre donne intorno al cor mi son venute,
e seggonsi di fore;
ché dentro siede Amore,
lo quale è in segnoria de la mia vita.
Tanto son belle e di tanta vertute,
che 'l possente segnore,
dico quel ch'è nel core,
a pena del parlar di lor s'aita.
Ciascuna par dolente e sbigottita,
come persona discacciata e stanca,
cui tutta gente manca
e cui vertute né beltà non vale.
Tempo fu già nel quale,
secondo il lor parlar, furon dilette;
or sono a tutti in ira ed in non cale.
Queste così solette
venute son come a casa d'amico;
ché sanno ben che dentro è quel ch'io dico.
Dolesi l'una con parole molto,
e 'n su la man si posa
come succisa rosa:
il nudo braccio, di dolor colonna,
sente l'oraggio che cade dal volto;
l'altra man tiene ascosa
la faccia lagrimosa:
discinta e scalza, e sol di sé par donna.
Come Amor prima per la rotta gonna
la vide in parte che il tacere è bello,
egli, pietoso e fello,
di lei e del dolor fece dimanda.
"Oh di pochi vivanda",
rispose in voce con sospiri mista,
"nostra natura qui a te ci manda:
io, che son la più trista,
son suora a la tua madre, e son Drittura;
povera, vedi, a panni ed a cintura".
Poi che fatta si fu palese e conta,
doglia e vergogna prese
lo mio segnore, e chiese
chi fosser l'altre due ch'erano con lei.
E questa, ch'era sì di pianger pronta,
tosto che lui intese,
più nel dolor s'accese,
dicendo: "A te non duol de gli occhi miei?".
Poi cominciò: "Sì come saper dei,
di fonte nasce il Nilo picciol fiume:
quivi dove il gran lume
toglie a la terra del vinco la fronda,
sovra la vergin onda
generai io costei che m'è da lato
e che s'asciuga con la treccia bionda.
Questo mio bel portato,
mirando sé ne la chiara fontana,
generò questa che m'è più lontana".
Fenno i sospiri Amore un poco tardo;
e poi con gli occhi molli,
che prima furon folli,
salutò le germane sconsolate.
E poi che prese l'uno e l'altro dardo,
disse: "Drizzate i colli:
ecco l'armi ch'io volli;
per non usar, vedete, son turbate.
Larghezza e Temperanza e l'altre nate
del nostro sangue mendicando vanno.
Però, se questo è danno,
piangano gli occhi e dolgasi la bocca
de li uomini a cui tocca,
che sono a' raggi di cotal ciel giunti;
non noi, che semo de l'etterna rocca;
ché, se noi siamo or punti,
noi pur saremo, e pur tornerà gente
che questo dardo farà star lucente".
E io, che ascolto nel parlar divino
consolarsi e dolersi
così alti dispersi,
l'essilio che m'è dato, onor mi tegno:
ché, se giudizio o forza di destino
vuol pur che il mondo versi
i bianchi fiori in persi,
cader co' buoni è pur di lode degno.
E se non che gli occhi miei 'l bel segno
per lontananza m'è tolto dal viso,
che m'àve in foco miso,
lieve mi conterei ciò che m'è grave.
Ma questo foco m'àve
già consumato sì l'ossa e la polpa,
che Morte al petto m'ha posto la chiave.
Onde, s'io ebbi colpa,
più lune ha volto il sol poi che fu spenta,
se colpa muore perché l'uom si penta.
Canzone, a' panni tuoi non ponga uom mano,
per veder quel che bella donna chiude:
bastin le parti nude;
lo dolce pome a tutta gente niega,
per cui ciascun man piega.
Ma s'elli avvien che tu alcun mai truovi
amico di virtù, ed e' ti priega,
fatti di color' novi,
poi li ti mostra; e 'l fior, ch'è bel di fori,
fa disïar ne li amorosi cori.
Canzone, uccella con le bianche penne;
canzone, caccia con li neri veltri,
che fuggir mi convenne,
ma far mi poterian di pace dono.
Però nol fan che non san quel che sono:
camera di perdon savio uom non serra,
ché 'l perdonare è bel vincer di guerra.